Il Castello di Andraz: guardiano millenario delle Dolomiti

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castello di andraz in inverno

Vi siete mai chiesti cosa significa vivere letteralmente “sulla roccia” per mille anni? Non stiamo parlando di una metafora sulla resilienza umana, ma della straordinaria realtà del Castello di Andraz, che dall’anno 1000 si erge maestoso su un grande trovante glaciale, sfidando tempeste, guerre e il trascorrere dei secoli. Questo straordinario maniero medievale non è solo il punto di partenza del nostro Sentiero del Respiro, ma rappresenta un simbolo perfetto di come l’ingegno umano possa creare bellezza e funzionalità in totale armonia con l’ambiente naturale.

 

Dal suggestivo portale del castello inizia il nostro percorso di 4 chilometri attraverso il bosco rigenerato, dove 10.000 esemplari di cirmolo e larice stanno ricucendo le ferite lasciate dalla tempesta Vaia del 2018. Un viaggio che unisce passato e futuro, storia e sostenibilità, in un territorio che ha saputo trasformare ogni sfida in opportunità di rinascita.

Un fortilizio nato dalla glaciazione: geologia e strategia

Il Castello di Andraz sorge su un grande trovante trasportato a valle durante l’ultima glaciazione, in posizione dominante sulla vallata. Questa collocazione non è casuale: si tratta di un luogo strategico per il controllo delle vie provenienti da sud (Belluno, Agordo, Caprile), da nord (Bressanone e Castelbadia, San Martino in Badia, Valparola), e da Ampezzo attraverso la sella di Falzarego.

 

Da tale posizione era possibile comunicare visivamente con la Rocca di Pietore, collegata a sua volta ad altre fortificazioni come Solator a Selva di Cadore e Avoscan, creando una rete di controllo che garantiva il monitoraggio completo della strada che, salendo da Agordo, attraversava l’area dolomitica per giungere in Pusteria. Il sottostante Rio Castello costituiva presumibilmente il primitivo confine del Patriarcato di Aquileia, separando l’area veneto-cadorina da quella tirolese.

Mille anni di storia: dai Vescovi-Conti a Nicolò Cusano

I primi cenni storici del Castello di Andraz sono successivi al 1000 (ecco la risposta al nostro QUIZ!), ma è nel 1221 che si ha notizia certa della sua appartenenza alla famiglia Schoneck (Colbello), che lo ottenne in feudo dal Vescovo di Bressanone. Rimase fino al XV secolo proprietà di vassalli alle dipendenze dei “Vescovi-Conti”, finché il Vescovado di Bressanone se ne impossessò completamente nel 1416.

 

Da allora, sino alla secolarizzazione imposta dal trattato di Parigi del 1802, il castello rimase di proprietà del Vescovo che lo utilizzò come sede di piccole guarnigioni militari poste sotto il comando di un capitano. L’ospite più illustre di Andraz fu senz’altro Nicolò Cusano, insigne umanista e scienziato del primo rinascimento che, in qualità di Vescovo di Bressanone, prescelse la rocca a garanzia della propria incolumità per lunghi periodi di soggiorno tra il 1457 e il 1460.

 

Il castello fu in età medievale un importante baluardo strategico militare che in condizioni normali ospitava al proprio interno circa dieci-quindici persone tra servi e soldati, ma poteva offrire ricovero a guarnigioni ben più numerose utilizzando annessi e pertinenze.

L'architettura che si piega alla natura: un capolavoro di ingegneria medievale

Il Castello di Andraz rappresenta un esempio straordinario di architettura che si adatta completamente al supporto naturale. È costruito su uno sperone roccioso a cui si adatta completamente, sfruttandone la pendenza e le caratteristiche morfologiche. L’edificio possiede una distribuzione interna che segue l’andamento del masso su cui giace, ottimizzando la fruibilità attraverso lo scavo di particolari superfici adattate all’uso e alle necessità dell’uomo.

 

Solo uomini ancora completamente partecipi della natura possono aver concepito la particolare architettura trecentesca del castello, realizzata sfruttando totalmente il sedime naturale e in perfetta simbiosi con lo stesso. Si tratta di un impianto trecentesco più volte rimaneggiato, realizzato con pietrame reperito nella zona e legato con malta di calce.

 

Lo schema distributivo interno è caratterizzato da piani sovrapposti che sfruttano l’inclinazione e la forma del masso, collegati da un solo corpo scala centrale. L’unico accesso alla rocca era garantito da una scala esterna in legno che poteva essere isolata attraverso un levatoio, mentre i rifornimenti avvenivano con l’uso di un argano.

 

Al primo e secondo livello della rocca erano situate delle stanze di servizio, mentre il terzo e quarto livello erano utilizzati come spazi abitativi, rispettivamente per il capitano e la sua famiglia e per la servitù. Il quinto livello di sottotetto era adibito per la custodia delle polveri e a deposito.

L'arte della rinascita: i Maestri Comacini e il restauro moderno

Dopo un disastroso incendio nel 1484, il castello fu ricostruito dai Maestri Comacini Jacomo, Antonio e Pedro tra il 1484 e il 1488. Questi abili costruttori ricomposero il castello quasi completamente in muratura con solide volte in pietrame legate a calce, secondo un preciso capitolato dei lavori concordato con il Vescovo.

 

Le quote dei cortili vennero livellate con il materiale dei crolli, rialzando tutta l’area di circa tre-quattro metri. Fu allora che l’ingresso venne spostato ad ovest, rendendo il tutto più scenografico e monumentale, mentre nella vecchia torre con arciere posta a nord-ovest trovava spazio l’abside di una piccola chiesa.

 

Gli interventi di restauro moderni, effettuati dalla Soprintendenza tra il 1986 e il 2002, hanno rappresentato un esempio virtuoso di conservazione. Particolare attenzione è stata posta nel distinguere le ricostruzioni dalle murature originali attraverso l’uso di una lamina di piombo interposta e di materiali che, pur utilizzando le stesse tecniche antiche, presentano una superficie più chiara, permettendo di cogliere la distinzione senza disturbare la visione d’insieme.

 

È stata inoltre sperimentata per la prima volta in un intervento di restauro la tecnica della “calce gettata” documentata da Vitruvio, chiamata “calde broada”, che prevede lo spegnimento della calce viva al momento dell’impiego.

Il museo: custode di memoria e innovazione

Il Museo del Castello di Andraz illustra le vicende storiche del castello con richiamo alle trasformazioni subite dall’edificio e dal territorio circostante, determinate dagli interessi vescovili nell’area compresa tra le miniere del Fursil a Colle Santa Lucia fino ai forni fusori di Valparola in Alta Val Badia.

 

Il percorso museologico si avvale di proiezioni multimediali nella “caneva delle granaglie” al secondo livello, che illustrano le trasformazioni architettoniche dalla primitiva costruzione sino ai giorni nostri. Un modellino del castello esposto all’interno della rocca mostra l’ipotesi ricostruttiva del 1598, mentre al terzo livello, nella “camera del capitano”, sono collocati modelli del territorio circostante che aiutano a comprendere la particolare localizzazione e la morfologia dell’area.

 

Il progetto museologico include anche un approfondimento dedicato al Cardinale Nicolò Cusano, ospite illustre che rappresenta il collegamento tra la rocca e il rinascimento umanistico europeo.

Il castello come simbolo di resilienza territoriale

Dopo le guerre napoleoniche, il castello perse ogni rilevanza strategica e fu venduto a privati che lo spogliarono del tetto e degli arredi nel 1851. Durante il conflitto del 1915-18 fu bombardato dalle postazioni austriache del Col di Lana, quando la zona divenne teatro di uno dei fronti più cruenti della prima guerra mondiale.

 

Oggi, il Castello di Andraz rappresenta un simbolo perfetto della filosofia che anima il Sentiero del Respiro: la capacità di trasformare le ferite del tempo in opportunità di rinascita. Come il territorio di Livinallongo del Col di Lana ha saputo reagire alla devastazione della tempesta Vaia attraverso il rimboschimento con 10.000 alberi, così il castello ha saputo rinascere dalle sue macerie diventando un punto di riferimento culturale e turistico.

Il punto di partenza del respiro: dalla storia al futuro sostenibile

Il 2022 ha segnato una svolta nella storia millenaria del castello: proprio dai suoi antichi portali è partito ufficialmente il Sentiero del Respiro, inaugurato con una cerimonia che ha celebrato l’inizio di un nuovo capitolo per questo territorio. Il progetto, nato dalla collaborazione tra Chiesi Italia e la Regione Veneto, ha scelto simbolicamente il castello come punto di partenza per un percorso che unisce patrimonio storico e visione sostenibile del futuro.

 

Dal castello inizia un cammino di 4 chilometri che attraversa aree interessate dal rimboschimento post-Vaia, dimostrando come sia possibile coniugare la valorizzazione del patrimonio culturale con la riqualificazione ambientale. Ogni passo lungo il sentiero racconta la storia di un territorio che ha saputo trasformare le sfide in opportunità, proprio come il castello ha fatto per mille anni.

 

La sacralità del luogo, la concorrenza di più culture, la bellezza del paesaggio e la straordinaria conservazione dell’ambiente naturale ne fanno uno dei simboli di maggior fascino dell’area alpina orientale: una sintesi di ciò che ha portato al riconoscimento UNESCO delle Dolomiti quale “Patrimonio dell’Umanità”.

Una copertura di vetro per guardare al futuro

La moderna copertura in ferro e vetro, realizzata durante i restauri, rappresenta un perfetto esempio di come sia possibile innovare rispettando la storia. La struttura modulare di 210 metri quadrati, costruita con tubi zincati e vetro temperato extra chiaro, contrappone all’andamento organico della rocca una griglia geometrica che, nella sua rigidità, permette la percezione del piegarsi delle murature.

 

Questa soluzione architettonica consente di ammirare uno straordinario paesaggio dalle coperture vetrate e di apprezzare la sottostante visione degli spazi interni con la loro sequenza stratigrafica, creando un dialogo continuo tra passato e presente, tra conservazione e innovazione.

 

Il Castello di Andraz ci insegna che la vera forza risiede nella capacità di adattarsi all’ambiente senza perdere la propria identità. Mille anni di storia ci guardano dalle sue antiche mura, invitandoci a iniziare il nostro viaggio lungo il Sentiero del Respiro con la consapevolezza che ogni passo nel presente può contribuire a scrivere la storia del futuro.

 

Vi invitiamo a venire a passeggiare sul Sentiero del Respiro per godervi la natura rigenerata e fare un tuffo nel passato attraverso il castello e il borgo di Pieve di Livinallongo. Un’esperienza che nutre corpo, mente e spirito, nel segno di una sostenibilità che guarda al domani senza dimenticare le radici millenarie di questo straordinario territorio.

 

Questo articolo fa parte del progetto di valorizzazione ambientale e turistica promosso da Chiesi Italia in collaborazione con la Regione Veneto, il Comune di Livinallongo del Col di Lana (BL), e l’associazione FederASMA e Allergie ODV.

 

Per informazioni pratiche su orari, tariffe e periodi di apertura del castello, consultate il sito ufficiale: https://www.castellodiandraz.it/it/orario-prezzi-contatto

Fonti utilizzate per scrivere questo articolo